Le Confraternite

La comunità parrocchiale di Arsoli ha visto, attraverso i secoli, un fiorire di Confraternite e Sodalizi che, nel tempo, si sono aggregate alle omonime di Roma.
Le più antiche, in ordine di tempo sono quelle del SS. Crocifisso, poi del Gonfalone, del S. Rosario, del SS. Sacramento, del Carmine, della Dottrina Cristiana e della Buona Morte, tutte estinte.
Le Confraternite, ancora in vita, sono quella di Nostra Signora di Guadalupe, che è tra le più antiche e organizza la festa esterna dell'ultima domenica di agosto e quella religiosa del 12 dicembre, quella della SS. Trinità, di Sant’Antonio Abate e di Maria SS. Assunta.
Quelle di San Sebastiano, Santa Lucia, Sant'Atanasio, San Biagio celebrano la sola festa religiosa ed estraggono ogni anno uno o più festaroli in casa dei quali viene accompagnata una statuina in argento o ottone argentato; in occasione della festa si tiene anche un pranzo offerto dai festaroli. Il trasferimento della statuina da una abitazione del festarolo all’altra era annunciato dal tamburino e dal suono a distesa delle campane.
I Sodalizi di Sant'Antonio Abate e da Padova, oltre al rituale degli altri, organizzano anche una processione. Il primo, inoccasione della festa del 17 gennaio, organizza la Benedizione degli animali; quello di Sant'Antonio da Padova distribuisce il pane benedetto.
Tutti i Sodalizi, in occasione della festa e del rinnovo dell'iscrizione distribuiscono, in segno di fratellanza una ciambella a tutti i confratelli.
Altro Sodalizio in piena attività è quello della Vergine Assunta che cura le processioni dell' "Inchinata" del 14 e 15 agosto. La più suggestiva è senz’altro quella del 14 a sera. La maestosa statua dell’Assunta, per l’occasione adornata di gioielli e coralli, parte dalla chiesa di San Bartolomeo e si avvia, attraversando vie illuminate, verso la piazza Valeria per incontrarsi con il Salvatore, proveniente dalla chiesa parrocchiale. Le due statue, giunte alle due estremita della grande piazza, cominciano a procedere lentamente una al cospetto dell’altra e, per tre volte, i portatori, al segnale del “Priore”, le fanno inchinare tra gli “Evviva Maria”. E’ questo un rituale che fa commuovere i presenti consci dello sforzo fisico che i portatori debbono sopportare per far inchinare le pesantissime statue processionali.
Una associazione pure fiorente è la Fratellanza della SS. Trinità che cura le feste della SS. Trinità e di S. Anna ed i pellegrinaggi al Santuario del Monte Autore; anch'essa distribuisce la ciambella.
La sera del venerdi che precede la festa i pellegrini si riuniscono in chiesa e poi, con in testa lo stendardo e accompagnati dal suono festoso delle campane e da numerosi fedeli con i lumi accesi, partono per il pellegrinaggio verso Vallepietra che ancora oggi si compie a piedi. La “Compagnia” fa ritorno la mattina della domenica accolta devotamente dalla popolazione. Ogni tanto lo Stendardo si ferma per consentire a quanti sono rimasti in paese di baciare l’immagine e, magari, di ricevere una medaglina ricordo del Santuario.
Tra le feste esterne, sempre attesa, è quella dell’ultima domenica di agosto che il Sodalizio di N.S. di Guadalupe organizza. L’aspetto più significativo è senz’altro la processione con la macchina procesionale, una specie di trono in cui è esposto il quadro che oltre duecento anni fa diede origine alla forte devozione degli arsolani. La macchina venne portata in processione per la prima volta il 30 agosto 1857.
I confratelli dei vari Sodalizi, durante le funzioni religiose e le processioni indossano una saio bianco con mantellina e cordone di vario colore: rosso per S. Biagio, S. Atanasio, S. Lucia, S. Sebastiano e la SS. Trinità, celeste per quelli della Vergine e marrone per i due S. Antonio.
I Sodalizi più grandi posseggono anche attrezzi processionali: lampioni, bandiere, crocifissi, mazze e le paci; il sodalizio di S. Antonio Abate ha nel suo patrimonio anche un artistico stendardo e "ju trungu", una grossa croce in sughero mentre quello della Guadalupe due grossi ceri, ex voto degli emigranti e dei combattenti della prima guerra mondiale.
Tutte le processioni, oltre ai significati propriamente religiosi, presentano non secondari aspetti culturali per i richiami ad antiche tradizioni ancora oggi perpetuate proprio grazie alle Confraternite impegnate anche alla salvaguardia dei valori demo antropologici della religiosità popolare.

“Ju Stennardu”
Lo stendardo, o più familiarmente “Ju stennardu”, è uno degli “attrezzi” più caratteristici delle nostre processioni, tenuto in alto da due “stanghe” di legno e mantenuto in equilibrio da quattro “lacci” tirati da altrettanti confratelli assai esperti.
Secondo un’antica tradizione, la caduta dello stendardo propizia un abbondante raccolto “de turcu”, di granturco.
Il grande arazzo, del quale esistono notizie docuimentate dal 1898, proprietà della Confraternita di S. Antonio Abate, a giudizio di esperti che ne hanno curato un recente restauro, è antico di almeno centocinquanta anni……..
La decorazione delle due facciate, secondo gli studiosi, è stata eseguita con colori vegetali, in due fasi successive; la prima, relativa a S. Antonio Abate, ha un disegno molto ricco, composito e raffinato mentre la seconda, raffigurante l’apparizione di Nostra Signora di Guadalupe, è molto più semplice ed essenziale.
Lo stendardo, i cui caratteri fondamentali non sono stati assolutamente alterati, è un documento culturale, religioso ed affettivo …….e costituisce una delle documentazioni della devozioni di Arsoli al Santo Anacoreta, devozione che si può leggere già nel verbale della visita apostolica fatta alle chiese di Arsoli da mons. Annibale Grossi, Vescovo di Faenza, il 10 aprile 1581……..
(Arsoli ’97 – da uno studio di Walter Pulcini per il Centro di Documentazione delle Arti e Tradizioni)